La leggenda del Piave, meglio conosciuta come la canzone del Piave, (inno nazionale italiano dal 1943 al 1946) è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario), il quale rinunciò ai diritti d'autore sulla canzone.
I fatti storici che ispirarono l'autore risalgono al giugno del 1918 quando l'Austria-Ungheria decise di sferrare un grande attacco sul fronte del Piave per piegare definitivamente l'esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto. La Landwehr (l'esercito imperiale austriaco) si avvicinò pertanto alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Monte Montello, ma fu costretta ad arrestarsi a causa della piena del fiume. Ebbe così inizio la resistenza delle Forze armate del Regno d'Italia che costrinsero gli Austro-ungarici a ripiegare.
Tra il 2 e il 6 luglio del 1918, la 3a Armata del Regio Esercito Italiano occupò le zone tra il Piave vecchio ed il Piave nuovo. Durante lo svolgersi della battaglia, denominata battaglia del Solstizio, perirono 84.600 militari italiani e 149.000 militari austro-ungarici.
In occasione dell'offensiva finale italiana (Battaglia di Vittorio Veneto), avvenuta nell'ottobre del 1918, il fronte del Piave fu nuovamente teatro di scontri tra l'Austria-Ungheria e l'Italia. Dopo una tenace resistenza iniziale, in concomitanza con lo sfaldamento politico in corso dell'Impero, l'imperial-regio esercito si disgregò rapidamente e gli Italiani poterono tranquillamente sfondare le linee nemiche.
Le quattro strofe - che terminano tutte con la parola "straniero" - hanno quattro specifici argomenti:
- La marcia dei soldati verso il fronte (presentata nella canzone come una marcia a difesa delle frontiere italiane; tecnicamente però fu l'Italia ad aggredire l'impero asburgico)
- La ritirata di Caporetto
- La difesa del fronte sulle sponde del Piave
- L'attacco finale e la conseguente vittoria
Nella prima strofa il Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe per fare da barriera all'avanzata austriaca e ammonisce "Non passi lo straniero". Ma come racconta la seconda strofa, a causa della disfatta di Caporetto, il nemico cala fino al fiume e questo provoca sfollati, profughi da ogni parte. La terza strofa racconta del ritorno del nemico con il seguito di vendette di ogni guerra, e con il Piave che pronuncia il suo "no" all'avanzata dei nemici e la ostacola gonfiando il suo corso, reso rosso dal sangue dei nemici. Nell'ultima, si immagina che una volta respinto il nemico oltre Trieste e Trento, con la vittoria tornassero idealmente in vita i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi dagli austriaci.
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